domenica 1 marzo 2009

Bollini Siae: non obbligatori su cd e dvd in vendita a privati. Lo conferma l'Unione Europea

Tutto è iniziato nel dicembre 2004 quando un cittadino tedesco (Karl Josef Wilhem Schwibbert, legale rappresentante della società KJWS con sede a Pievesistina) è stato imputato in un processo penale con l'accusa di avere commercializzato Cd Rom in Italia privi dei contrassegni Siae, tramite vendita online. L'avvocato difensore Andrea Dirotti Gaudenzi era riuscito ad ottenere un rinvio della causa ai giudici di Lussemburgo dal Tribunale di Cesena per esaminare attentamente le regole tecniche vigenti in Europa e riguardanti l'applicazione dei bollini Siae.
La questione pregiudiziale si riferiva soprattutto all'interpretazione della direttiva del Consiglio 83/189/CEE del 28 marzo 1983, che prevedeva "una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche SIAE avessero introdotto vere e proprie "regole tecniche nell'ordinamento italiano, in contrasto con quanto previsto da una direttiva comunitaria (la direttiva del Consiglio 83/189/CEE del 28 marzo 1983), che prevede che ogni Stato membro che intenda adottare una normativa tecnica debba procedere alla notificazione del progetto legislativo alla Commissione delle Comunità europee".
In pratica, ogni Stato membro dell'Unione Europea è tenuto a presentarle le proprie direttive che vengono sottoposte al vaglio ed, eventualmente, rese effettive. Fino a prova contraria è fatto divieto agli Stati membri di "imporre dazi doganali, restrizioni qualificative all'entrata e all'uscita delle merci e tutte le altre misure di effetto equivalente".
Di fatto, invece, si è scoperto che la Siae ha introdotto una vera e propria norma su tutto il territorio nazionale senza preoccuparsi di renderla nota all'UE per ufficilizzarla. La norma punisce legalmente "chi vende o noleggia videocassette, musicassette od altro supporto contenente fonogrammi o videogrammi di opere cinematografiche in movimento, non contrassegnati dalla società italiana degli autori ed editori (Siae)".
La sentenza è arrivata alcuni giorni fa ed è una doccia fredda per la Siae che si è vista negare il risarcimento richiesto in quanto, come spiegato, "le norme e le regolamentazioni tecniche che prevedono l'obbligo di apporre sui dischi compatti contenenti opere d'arte figurativa il contrassegno SIAE in vista della loro commercializzazione nello Stato membro interessato, costituiscono una regola tecnica che, qualora non sia stata notificata alla Commissione, non può essere fatta valere nei confronti di un privato".
Non solo: con tale esito la Siae, così attenta ai cavilli legali, rischia di fatto di ritrovarsi in una posizione di illegalità. La sostanza è tutta lì: il dibattimento ha avuto tale esito perché è stato accertato che i bollini Siae costituiscono una vera e propria regola tecnica.
Questa sentenza ridimensiona drasticamente i confini praticamente illimitati della Società Italiana degli Autori e degli Editori nel nostro Paese, e mette in luce un aspetto ed un atteggiamento che è riscontrabile in tutti i Paesi membri dell'UE: che l'appartenenza a tale Unione finisca per funzionare con una certa intermittenza, alla quale ci si appella quando si deve trascinare un Paese all'interno di avventure economico-politiche, ma le cui regole si eludono all'occorrenza con una facilità estrema.


Fonte: businessonline.it